"zanatos"...questa "sconosciuta"
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Roberta
Ambra
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"zanatos"...questa "sconosciuta"
...un pò di giorni fa mi sono trovata a parlare con il mio ragazzo di un suo cugino morto recentemente a trentanni di leucemia senza che si potesse fare nulla.
E quindi per la prima volta abbiamo affrontato il tema tanto "scomodo" della morte.
Dico "scomodo" perchè intorno a quella parola c'è sempre un'aurea di omertà, si fa fatica a pronunciarla, se per caso "scappa" è subito seguita da evidenti segni scaramantici come se fosse qualcosa di molto lontano da noi, che non ci riguarda.
E ci siamo chiesti perchè sia un tema tanto "tabù", aldilà delle facili ironie e leggerezze.
Forse perchè pensiamo sempre che non tocchi a noi, allontanando il pensiero si crede di allontanare il fatto che inevitabilemente debba succedere anche a noi.
Sembra che siamo una società di highlanders, convinti di essere eterni e sempre in salute.
Tranne quando ci si trova a dover affrontare una malattia o un lutto di un parente e allora si deve esaminare il problema e rifletterci sopra per elaborare l'evento.
Forse se ognuno di noi fosse profondamente consapevole della propria "precarietà" rivredebbe certe sue posizioni,
vivrebbe più a fondo, trascurando il superfluo, chissà...
Forse è anche un pò colpa della società in cui viviamo che non ha il "culto" della morte, del decadimento fisico della vecchiaia, del ciclo naturale della vita in cui è insita la morte.
Sarà che avendo avuto un'impostazione "classica" mi ci hanno fatto ragionare su più volte e ancora oggi mi faccio delle domande.
Vorrei sapere cosa ne pensate a riguardo.
E quindi per la prima volta abbiamo affrontato il tema tanto "scomodo" della morte.
Dico "scomodo" perchè intorno a quella parola c'è sempre un'aurea di omertà, si fa fatica a pronunciarla, se per caso "scappa" è subito seguita da evidenti segni scaramantici come se fosse qualcosa di molto lontano da noi, che non ci riguarda.
E ci siamo chiesti perchè sia un tema tanto "tabù", aldilà delle facili ironie e leggerezze.
Forse perchè pensiamo sempre che non tocchi a noi, allontanando il pensiero si crede di allontanare il fatto che inevitabilemente debba succedere anche a noi.
Sembra che siamo una società di highlanders, convinti di essere eterni e sempre in salute.
Tranne quando ci si trova a dover affrontare una malattia o un lutto di un parente e allora si deve esaminare il problema e rifletterci sopra per elaborare l'evento.
Forse se ognuno di noi fosse profondamente consapevole della propria "precarietà" rivredebbe certe sue posizioni,
vivrebbe più a fondo, trascurando il superfluo, chissà...
Forse è anche un pò colpa della società in cui viviamo che non ha il "culto" della morte, del decadimento fisico della vecchiaia, del ciclo naturale della vita in cui è insita la morte.
Sarà che avendo avuto un'impostazione "classica" mi ci hanno fatto ragionare su più volte e ancora oggi mi faccio delle domande.
Vorrei sapere cosa ne pensate a riguardo.
Re: "zanatos"...questa "sconosciuta"
io ho una paura immensa....della morte. forse perchè cm dici tu, la società nn ci fa davvero riflettere sul suo significato.......
Roberta-
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Re: "zanatos"...questa "sconosciuta"
A me sinceramente il pensiero della morte scivola un po' addosso, sarò fatalista ma quando arriverà amen. Non che non ci pensi o che non mi veda sotto le ruote di un suv, solo il pensiero mi lascia indifferente. Al massimo ho paura della malattia o del dolore.
Per la morte delle persone care mi aiuta un po' l'educazione cattolica, nel senso che credo che chi muoia vada in un bel posto o perlomeno non debba più soffrire. Mi rende triste solo il pensiero del vuoto che prova chi rimane in vita, ma per quello a volte qualcosa posso fare, anche se poco.
Per la morte delle persone care mi aiuta un po' l'educazione cattolica, nel senso che credo che chi muoia vada in un bel posto o perlomeno non debba più soffrire. Mi rende triste solo il pensiero del vuoto che prova chi rimane in vita, ma per quello a volte qualcosa posso fare, anche se poco.
Re: "zanatos"...questa "sconosciuta"
Della morte ho paura, ma temo di più dolore e malattia.
PEr me la morte è la fine.
Poi magari tutto si ricreerà e poi ridistruggerà, ma intanto io, silvia, e la mia storia finiamo lì. E' ovvio che la temo, ma la esorcizzo abbastanza bene: cerco di godermi la vita e di meritarmi il ricordo che è l'unica immortalità che concepisco e anche quella che cerco di garantire ai miei cari che non ci sono più.
E poi non mi fa paura tutta, confesso che il modo e il tempo fanno per me molta differenza. Morire ora mi scoccerebbe parecchio, ho troppe cose in ballo, tra 50 anni, circondata da figli e nipoti, serenamente,come si suol dire...beh si può fare.
Con il dolore e la malattia ho più difficoltà. Forse perchè li ho toccati con mano più di una volta e so come stanno i malati e come stanno i sani che i malati amano. So che ci vuole forza proprio quando non la si ha, che è difficile mantenere la prorpia dignità in certe situazioni,
che si può diventare cattivi, che ci si può chiedere perchè a me, e che si deve fingere.
Ecco la finzione, il sentirsi dire da chi ami che stai bene quando stai di merda e il dovergli rispondere che è vero, anche se non lo è per non aggravare il suo peso, ecco questo mi atterisce davvero
PEr me la morte è la fine.
Poi magari tutto si ricreerà e poi ridistruggerà, ma intanto io, silvia, e la mia storia finiamo lì. E' ovvio che la temo, ma la esorcizzo abbastanza bene: cerco di godermi la vita e di meritarmi il ricordo che è l'unica immortalità che concepisco e anche quella che cerco di garantire ai miei cari che non ci sono più.
E poi non mi fa paura tutta, confesso che il modo e il tempo fanno per me molta differenza. Morire ora mi scoccerebbe parecchio, ho troppe cose in ballo, tra 50 anni, circondata da figli e nipoti, serenamente,come si suol dire...beh si può fare.
Con il dolore e la malattia ho più difficoltà. Forse perchè li ho toccati con mano più di una volta e so come stanno i malati e come stanno i sani che i malati amano. So che ci vuole forza proprio quando non la si ha, che è difficile mantenere la prorpia dignità in certe situazioni,
che si può diventare cattivi, che ci si può chiedere perchè a me, e che si deve fingere.
Ecco la finzione, il sentirsi dire da chi ami che stai bene quando stai di merda e il dovergli rispondere che è vero, anche se non lo è per non aggravare il suo peso, ecco questo mi atterisce davvero
ciacco-
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Data d'iscrizione : 10.04.08
Re: "zanatos"...questa "sconosciuta"
Per i tarocchi il tredicesimo arcano maggiore, la morte appunto, definita anche "l'arcano senza nome", rappresenta la fine che anticipa la rinascita dell'anima e dello spirito.
Questa forma mentis vagamente popolare si ripercuote nettamente sulla mia intrinseca visione: io credo che la fine sia solo simbolica e credo nella reincarnazione.
Sono dell'idea che l'anima, come dicono i buddhisti, peregrini di vita in vita, finchè non riesce a risolvere tutti i nodi che le esistenze terrene hanno fomentato nel suo ventre.
Per saperne di più se vi va leggete il racconto "Il ponte", in Favole Metropolitane. è il primo che ho messo.
Io comunque non ho paura della morte, ho paura più del dolore che l'anticipa. Quando capiterà, spero di non soffrire.
Questa forma mentis vagamente popolare si ripercuote nettamente sulla mia intrinseca visione: io credo che la fine sia solo simbolica e credo nella reincarnazione.
Sono dell'idea che l'anima, come dicono i buddhisti, peregrini di vita in vita, finchè non riesce a risolvere tutti i nodi che le esistenze terrene hanno fomentato nel suo ventre.
Per saperne di più se vi va leggete il racconto "Il ponte", in Favole Metropolitane. è il primo che ho messo.
Io comunque non ho paura della morte, ho paura più del dolore che l'anticipa. Quando capiterà, spero di non soffrire.
Re: "zanatos"...questa "sconosciuta"
...anche io sono abbastanza fatalista, anche per esperienze vissute.
E proprio per questo cerco di godermi al massimo quello che ho di prezioso, come gli affetti.
Sono d'accordo con Ciacco, vivere il dolore delle persone care che stanno male e essere totalmente impotenti è una delle cose più dolorose.
In quanto a reincarnazioni, spero tanto che non sia vero.
E proprio per questo cerco di godermi al massimo quello che ho di prezioso, come gli affetti.
Sono d'accordo con Ciacco, vivere il dolore delle persone care che stanno male e essere totalmente impotenti è una delle cose più dolorose.
In quanto a reincarnazioni, spero tanto che non sia vero.
Re: "zanatos"...questa "sconosciuta"
non penso molto alla morte, però, per ora, non mi spaventa più di tanto. per essere sincera la morte mia mi intristisce molto perchè è vero che la vita è spesso una valle di lacrime, ma finchè si è sufficientemente in salute, con le persone amate, non fa cmq piacere abbandonare tutto questo ben di dio terreno che ci ritroviamo, anche perchè io penso che, passato il confine, al di là non ci sia nulla...nè godimento, nè reincarnazione, nè sofferenza. poi magari sarò smentita, però quel che è certo è che spero non ci sia nè il paradiso nè l'inferno intesi in senso "classico", sarebbe un modo molto triste di "continuare a vivere".
quello che mi spaventa davvero, come dice ciacco è il dolore che posso provare prima della morte, e che posso dare alle persone a cui voglio bene, la perdita della dignità, la sensazione di impotenza, e forse anche il rimorso per qualcosa che avrei dovuto fare/non fare e a cui non posso porre rimedio prima di andarmene...ma a quello si può sempre lavorare quotidianamente, no?
quello che mi spaventa davvero, come dice ciacco è il dolore che posso provare prima della morte, e che posso dare alle persone a cui voglio bene, la perdita della dignità, la sensazione di impotenza, e forse anche il rimorso per qualcosa che avrei dovuto fare/non fare e a cui non posso porre rimedio prima di andarmene...ma a quello si può sempre lavorare quotidianamente, no?
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