Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
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Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
Quando si parla di immigrazione, è facile cadere in luoghi comuni.
Per questo ho cercato di portare una lettura pseudo-sociologica.
Non so se ci sono riuscita.
http://quinonehollywood.netsons.org/?p=102
Per questo ho cercato di portare una lettura pseudo-sociologica.
Non so se ci sono riuscita.
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Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
cioao chiara ho letto solo ora il tuo articolo sull'immigrazione, mi è piaciuto. Di Bauman non ho mai letto niente ma lo conosco di fama, ce ne hanno parlato a geografia politica.
Nel tuo articolo hai scritto :
"Nella post-modernità lo straniero è diventato un bersaglio perfetto su
cui scaricare l’ansia che deriva dall’incertezza di non sentirsi a casa
nemmeno nel luogo in cui si è cresciuti. E spesso si reagisce, nei
confronti dell’altro, con un atteggiamento di disattezione civile. Così
facendo, diamo origine a separazioni che, a volte, sono volontarie -
come lo dimostra l’istituzione di ghetti, cioè di città separate e
vigilate da guardie armate che non consentono alle persone di entrare o
di uscire - mentre, altre volte, sono involontarie, si creano delle
separazioni inizialmente non volute, ma che esistono ugualmente e con
le quali siamo costretti a fare i conti. Quando creiamo tali barriere,
ci creiamo un mondo uniforme in cui vivere, un mondo in cui tutte le
persone sono identiche: tuttavia, paradossalmente, rendiamo ancora più
difficile la gestione attiva della diversità, incrementando la
sensazione di minaccia. Quindi, l’siolamento dallo straniero, anziché
sedare lo stato d’ansia, lo ingigantisce.
iO sinceramente credo che la convivenza sia possibile ma gli immigrati al loro interno non sonouna classe omogenea, sono molto differenti trra loro. C'è differenza tra un immigrato che sta qui da 10 anni e che ormai vive come noi e un cinese che è appena arrivato. Questo porta a reazioni differenti, da parte nostra. Perchè noi tendiamo ad accogliere solo chi è molto vicino a noi, soprattutto fisicamente.
Che ne pensi?
Nel tuo articolo hai scritto :
"Nella post-modernità lo straniero è diventato un bersaglio perfetto su
cui scaricare l’ansia che deriva dall’incertezza di non sentirsi a casa
nemmeno nel luogo in cui si è cresciuti. E spesso si reagisce, nei
confronti dell’altro, con un atteggiamento di disattezione civile. Così
facendo, diamo origine a separazioni che, a volte, sono volontarie -
come lo dimostra l’istituzione di ghetti, cioè di città separate e
vigilate da guardie armate che non consentono alle persone di entrare o
di uscire - mentre, altre volte, sono involontarie, si creano delle
separazioni inizialmente non volute, ma che esistono ugualmente e con
le quali siamo costretti a fare i conti. Quando creiamo tali barriere,
ci creiamo un mondo uniforme in cui vivere, un mondo in cui tutte le
persone sono identiche: tuttavia, paradossalmente, rendiamo ancora più
difficile la gestione attiva della diversità, incrementando la
sensazione di minaccia. Quindi, l’siolamento dallo straniero, anziché
sedare lo stato d’ansia, lo ingigantisce.
iO sinceramente credo che la convivenza sia possibile ma gli immigrati al loro interno non sonouna classe omogenea, sono molto differenti trra loro. C'è differenza tra un immigrato che sta qui da 10 anni e che ormai vive come noi e un cinese che è appena arrivato. Questo porta a reazioni differenti, da parte nostra. Perchè noi tendiamo ad accogliere solo chi è molto vicino a noi, soprattutto fisicamente.
Che ne pensi?
Lilly- Moderatori
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Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
Io ho lavorato molti anni con gli immigrati (erano soprattutto ragazzini) e ho anche fatto molte ricerche sociologiche al riguardo di cui una per la tesi.
Io credo che le differenze all'interno riguardino, come dici tu, dall'anzianità del soggiorno ma non solo: anche l'età di arrivo è importante.
Per esempio, studiando i consumi cinematografici dei ragazzini immigrati ho notato che quelli che sono arrivati in Italia sotto gli otto anni hanno percorsi di fruizione molto simili agli italiani, quelli che sono arrivati fra gli otto e i tredici sono in ballo fra la tutela del proprio patrimonio culturale (quindi guardano film in lingua ecc) ma nello stesso tempo inseriti nel consumo culturale italiano, mentre quelli arrivati nell'adolescenza ancora si appoggiano a forme di consumo molto legate alla loro terra d'origine.
E poi secondo me anche la cultura di origine crea molto condizionamento. I cinesi per dire sono molto più autonomi: hanno i loro ristoranti, i loro quartieri, la loro mafia, lavorano come folli, anche 15 ore al giorno, non danno fastidio più di tanto, hanno un grande senso delle regole, nel loro paese se sgarri ti sparano. Al contrario i rom ... ehm ... lasciamo stare!
Non si può generalizzare, certo, però sicuramente dei condizionamenti ci sono, portano dei comportamenti in loro, e di conseguenza delle reazioni in noi
Io credo che le differenze all'interno riguardino, come dici tu, dall'anzianità del soggiorno ma non solo: anche l'età di arrivo è importante.
Per esempio, studiando i consumi cinematografici dei ragazzini immigrati ho notato che quelli che sono arrivati in Italia sotto gli otto anni hanno percorsi di fruizione molto simili agli italiani, quelli che sono arrivati fra gli otto e i tredici sono in ballo fra la tutela del proprio patrimonio culturale (quindi guardano film in lingua ecc) ma nello stesso tempo inseriti nel consumo culturale italiano, mentre quelli arrivati nell'adolescenza ancora si appoggiano a forme di consumo molto legate alla loro terra d'origine.
E poi secondo me anche la cultura di origine crea molto condizionamento. I cinesi per dire sono molto più autonomi: hanno i loro ristoranti, i loro quartieri, la loro mafia, lavorano come folli, anche 15 ore al giorno, non danno fastidio più di tanto, hanno un grande senso delle regole, nel loro paese se sgarri ti sparano. Al contrario i rom ... ehm ... lasciamo stare!
Non si può generalizzare, certo, però sicuramente dei condizionamenti ci sono, portano dei comportamenti in loro, e di conseguenza delle reazioni in noi
Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
molto interessante questa differenziazione che hai riportato in merito ai gusti cinematografici!
i cinesi, hai ragione, non solo sono più autonomi ma tendono a stare più per fatti loro, io li vedo sempre tra cinesi e si fidanzano pure tra cinesi!! Qui a Perugia ci sono tanti studenti cinesi e sinceramente, senza esagerazioni,mi sarà capitato solo un paio di volte di vederli in giro con europei. così come in genere gli studenti erasmus, a loro volta, stanno sempre con altri erasmus. Ma perchè? forse con i propri simili ci si sente più sicuri?
i cinesi, hai ragione, non solo sono più autonomi ma tendono a stare più per fatti loro, io li vedo sempre tra cinesi e si fidanzano pure tra cinesi!! Qui a Perugia ci sono tanti studenti cinesi e sinceramente, senza esagerazioni,mi sarà capitato solo un paio di volte di vederli in giro con europei. così come in genere gli studenti erasmus, a loro volta, stanno sempre con altri erasmus. Ma perchè? forse con i propri simili ci si sente più sicuri?
Lilly- Moderatori
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Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
Secondo me è questione culturale. I cinesi sono sempre stati autarchici, anche nel loro paese (e le loro merci fuffe le esportano fin qua) e queste differenze le riportano nel paese in cui migrano. Secondo me le condizioni politiche di un paese condizionano molto il modo di porsi a livello mentale. Guarda i romeni, dopo anni e anni di anarchia ....
Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
Secondo me voi non considerate una cosa fondamentale: non siamo solo noi a dessere diffidenti verso gli stranieri, sono anche loro ad esserlo nei nostri confronti. E a volte di più. Insomma se lasciaste la vostra casa, lingua, tradizione per andare altrove fareste di tutto per conservarvi un piccolo spazio in cui sentirvi ancora a casa e cerchereste di farvi un piccolo gruppo di amici che condivida i vostri bisogni. Non andreste a tifare Romania se c'è Italia - Romania unico tra mille italiani, vi divertireste molto di più a guardare certe porzioni anatomiche all'aria se poteste commentarle in lingua con dei conterranei, potreste dire che la vostra datrice di lavoro non capisce un tubo di economia domestica/computer/politica e si vanta di essere un genio....e via andare. Io qualche esperienza di italiani emigrati all'estero ne ho e vi assicuro che sono molto chiusi e molto più tradizionalisti di noi (diciamo rimasti indietro va) tra le mura di casa.
ciacco-
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Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
Hai ragione ciacco. Qualche giorno fa mi è successa una cosa che esemplifica molto quanto tu scrivi. Io lascio sempre in ufficio la chiavetta della macchinetta del caffè per comodità. L'altro giorno l'ho persa, ed ho chiesto ad una delle ragazze delle pulizie se per caso l'avesse vista. Ma senza dire l'avete presa voi o niente, non ci avevo nemmeno pensato, è sempre sulla mia scrivania ... Dopo 10 minuti mi sono arrivate 3 donne delle pulizie a dirmi che no, non sono state loro ... Si vede che sono state accusate di tutto, qui dentro, vivono in un clima di sospetto incredibile
Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
Ecco chiara, a te è successo questo, ma magari poteva capitarti che venissero con tono un po' aggressivo a dirti che eri stata ingiusta nel sottintendere (anche se non era quello che volevi dire) che una di loro avrebbe potuto fare qualcosa del genere. Insomma sentirsi sempre all'estero spinge a dei fraintendimenti non solo per chi lo straniero ce l'ha per dire in casa, ma anche per chi, straniero è, e si sente sempre diverso e/o sotto esame. Devo ricordarvi che dei nostri coetani (non agli albori del '900) sono cresciuti nei paesi francofoni sentendosi chiamare MAccaroni, che in quelli anglofoni e protestanti c'è una specie di dubbioso sussiego nei confronti del cattolicesimo (ora va di moda Obahma, ma una delle "pecche" che gli americani hanno dovuto ingoiare nell'eleggere JFK era che fosse cattolico, circostanza tuttora non molto apprezzata oltreoceano)? E anche noi siamo pieni di deliziosi preconcetti non solo nei confronti di extracomunitari di serie B, ma anche di serie A ( statunitensi in testa). Del resto mio cognato che ha vissuto 8 anni a New York lavorando all'ONU dice che Roma ora gli sembra un paesello, ma che essere italiano è stato un bel vantaggio e un bell'handicap, certo non era indifferente.
ciacco-
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Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
A settembre "emigro" in Irlanda, poi vi racconto da osservatore sul campo
Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
infatti ci stavo pensando anch'io a sta cosa, cioè se io mi trovassi in un paese straniero e ci fossero persone della mia nazionalità anche io sarei portata ad unirmi ai miei connazionali.
Però alla fine mica tutti fanno così: nella mia università c'è stata x un anno una ragazza colombiana che da un anno vive in spagna e lei stava con noi, non con gli erasmus e si è integrata benissimo, ha imparato bene l'italiano e non l'ho ai vista andare in cerca di spagnoli o colombiani.
Secondo me la cosa dipende. Certo, stare con i simili dà sempre sicurezza, ma dipende anche da quanta differenza culturale c'è tra la persona in questione e gli Altri.
Se io andassi in Cina e trovasi degli italiani in Cina è certo che cercherei di stare con gli italiani, ma se andassi tipo in Francia o in Spagna forse quresta esigenza non ce l'avrei. Nn so...
Però alla fine mica tutti fanno così: nella mia università c'è stata x un anno una ragazza colombiana che da un anno vive in spagna e lei stava con noi, non con gli erasmus e si è integrata benissimo, ha imparato bene l'italiano e non l'ho ai vista andare in cerca di spagnoli o colombiani.
Secondo me la cosa dipende. Certo, stare con i simili dà sempre sicurezza, ma dipende anche da quanta differenza culturale c'è tra la persona in questione e gli Altri.
Se io andassi in Cina e trovasi degli italiani in Cina è certo che cercherei di stare con gli italiani, ma se andassi tipo in Francia o in Spagna forse quresta esigenza non ce l'avrei. Nn so...
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Re: Italiani e stranieri: non siamo le vespe di Panama
sono d'accordo con tutti i ragionamenti che avete fatto....lilly, matt, chiara e ciacco. quello di cui parli tu, lilly, l'ho studiato in psicologia e l'ho scritto anche nell'articolo: omogeneità dell'outgroup. è normale che i simili stanno con i propri simili. addirittura, le persone, sempre secondo la psic.sociale, tendono a preferire le interazioni interpersonali con gente che li hanno definiti in modo negativo (quesgto accade se la percezione di sè e positiva e viceversa se la percezione è positiva). poi chiramente ci sono lem eccezioni, come hai detto tu lilly. io, ad es. personalmente se mi fossi trovata in erasmus avrei prediletto relazioni con persone di nazionalità diversa dalla mia. perchè, alla fine, l'erasmus non è solo studio di materie in una lingua straniera, ma anche è un modo per fare amicizia con persone ke hanno usi e costumi. parzialmente o totalmente, differenti dai nostri.
Roberta-
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